23 maggio 2025

KRAV MAGA Difesa personale e sicurezza [CAPITOLO 2]

Indice:

KRAV MAGA
Difesa personale e sicurezza
Manuel Spadaccini

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CAPITOLO 2

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1. I tre errori più stupidi da evitare durante un’aggressione. Se volete difendervi o affrontare qualcuno che vi sta minacciando o infastidendo per strada, ci sono tre cose così stupide, ma davvero così stupide, che dovete assolutamente conoscere per non farle. Potete difendervi come volete, arrangiatevi come preferite, ma non commettete questi tre errori che ora vi spiegherò. Comportamento stupido numero uno: tenere le mani in tasca. Sappiamo bene che, quando siamo in strada, una delle cose più utili è mantenere la distanza da chi ci vuole fare del male o ci sta urlando contro. Se stiamo troppo vicini, come ho già detto molte volte, diventa difficile schivare un colpo in tempo, e ci mettiamo un po’ nelle mani del nostro aggressore. Se, per esempio, estrae un’arma, non la vediamo. Sulla distanza, quindi, siamo tutti d’accordo: bisogna stare un po’ lontani. Andare faccia a faccia è già di per sé una pessima idea, ma una delle cose più stupide che si possono fare, e che si vede comunque abbastanza spesso, è andare faccia a faccia con le mani in tasca. Le mani in tasca vengono usate come per dire: «Guarda, non mi fai paura, sono superiore a te, prova a colpirmi, vediamo». È un tentativo di creare un effetto deterrente, di spaventare o almeno preoccupare chi abbiamo davanti, mostrando una grande fiducia in noi stessi. Ma la realtà è che si tratta di una cosa estremamente stupida. Se la persona che abbiamo davanti non si preoccupa del fatto che noi non abbiamo paura, ma sta solo aspettando il momento giusto per colpirci, gli serviamo il nostro viso su un piatto d’argento. Perché, se già la distanza ravvicinata non ci aiuta, figuriamoci avere le mani in tasca, incastrate, che ci metteranno una vita a proteggerci. È proprio un’idea geniale, no? Le mani in tasca sono davvero una stupidata: quando vedete qualcuno che le mette, sappiate che sta praticamente regalando un vantaggio a chi ha davanti. Come dico sempre, cerchiamo invece di tenere le mani alte, mantenendo la distanza, se possibile, e magari gesticolando, dicendo: «Sì, dimmi, che vuoi, cosa c’è?». Va bene, ma intanto sono lì, pronte a proteggermi, a colpire o a fare qualsiasi cosa. Le mani in tasca, invece, è come dire: «Vabbè, ancora un po’ e mi metto le manette, prendimi e sfondami come vuoi». Comportamento stupido numero due: rimanere seduti quando litigate con qualcuno. Un comportamento simile si verifica, ad esempio, quando ci troviamo seduti su una panchina, in un locale o altrove, e una persona si avvicina con fare minaccioso. Magari abbiamo già discusso con lei prima, o comunque da lontano capiamo che non viene a salutarci o a offrirci da bere, ma a crearci problemi. Ecco, rimanere seduti, pensando anche in questo caso di mostrare grande sicurezza in noi stessi, può diventare davvero pericoloso. Se dovessimo difenderci, saremmo praticamente impossibilitati a schivare i colpi o a colpire in modo utile per allontanare l’aggressore o fermarlo. Siamo incastrati in una posizione non utile alla difesa. Rimanere seduti quando una persona sta litigando con noi è un’altra stupidata enorme, perché non ci aiuterà per niente. Anche qui, se puntiamo tutto sull’immagine di estrema sicurezza, pensando: «Io, seduto, sembro estremamente sicuro», e questa strategia non funziona, siamo in balia degli eventi. Ma non solo: anche alzarsi, ma rimanere con la sedia dietro di noi, non è un colpo di genio. Il mio consiglio, invece, è questo: se ho dei problemi, mi alzo subito e mi sposto in modo da avere un movimento più agile, in avanti, indietro o lateralmente, che sia utile per la mia difesa. Ad esempio, se litigo su un aereo o su un treno e mi alzo, ma rimango incastrato tra i sedili, sarò comunque imprigionato. Quindi, quando siamo seduti, ci alziamo e ci spostiamo, magari in un corridoio tra i sedili, dove possiamo indietreggiare e guadagnare distanza. Anche qui, puntare troppo sull’apparenza e sulla sicurezza di noi stessi può essere un autogol, perché la persona davanti potrebbe non curarsi del fatto che sembriamo sicuri. Potrebbe essere così arrabbiata e incazzata con noi che vuole colpirci comunque, indipendentemente da quanto sembriamo sicuri. Capite, quindi, che la nostra carta di essere sicuri e seduti va a farsi benedire e non serve a nulla. Comportamento stupido numero tre: bere da una lattina, un bicchiere o una bottiglia davanti a chi vi minaccia. Un altro atteggiamento dettato dal voler sembrare troppo sicuri e dal sottovalutare chi abbiamo davanti è pensare: «Mi comporto così, sembro sicuro, e lui si fermerà». Uno di questi atteggiamenti, molto pericoloso e quindi molto stupido, è bere da una lattina, un bicchiere o una bottiglia davanti alla persona che ci sta creando problemi e con cui stiamo litigando. Nel momento in cui porto l’oggetto al viso per bere, divento estremamente vulnerabile. Basta che lui colpisca la bottiglia o mi colpisca direttamente per amplificare il danno, perché l’oggetto contro il mio viso causerà un grosso problema. È importantissimo, quindi, avere le mani libere. Non consiglio di utilizzare un oggetto, a meno che non sia strettamente necessario, perché non possiamo colpire qualcuno con una bottiglia in testa, altrimenti saremmo noi i criminali. Se devo difendermi, libero le mani e le utilizzo al meglio, ma sicuramente non vado faccia a faccia con lui, dicendo: «Dimmi, cos’hai, che problemi hai?», con la bottiglia vicino al viso. Perché, se lui coglie il momento giusto, un colpo alla bottiglia e mi sfascia la faccia, un disastro. Quindi, attenzione: se voglio bere qualcosa mentre sto litigando, metto via il drink, preparo le mani per proteggermi e così via. Chiaro? Come vedete, questi tre atteggiamenti sono davvero comportamenti stupidi, ma derivano tutti dal sottovalutare chi abbiamo davanti e dal pensare che la nostra strategia funzioni per forza, che la persona davanti sia un emerito coglione e che qualsiasi cosa facciamo per intimorirlo o sembrare sicuri lo fermerà. Ma non è così. Anzi, sono tutti comportamenti che dicono: «Fai di me ciò che vuoi, perché io sarò impegnato, seduto, con le mani in tasca o con un oggetto davanti al viso, a farmi i fatti miei, sperando che tu ti fermi». Mi raccomando, quindi, è importantissimo pensare non a una strategia che potrebbe funzionare o no, ma che potrebbe addirittura diventare un grande autogol e peggiorare la nostra situazione. Al contrario, utilizziamo sempre una strategia con la testa, con il cervello. Mantengo la distanza, non devo avere paura di chi ho davanti, ma devo temere una sua possibile azione. Questo mi terrà alta la guardia a livello di attenzione e sicuramente mi eviterà di commettere questi errori stupidi, che derivano da un eccesso di sicurezza che magari non mi merito neanche, perché sono davvero in balia sua.

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2. Furti in metropolitana: l’ultimo trucco dei ladri. C’è un altro modo di derubare le povere vittime in metropolitana che sta prendendo piede, e non si sviluppa più con la destrezza, cioè con quel modo insidioso di infilare la mano nella borsetta, con discrezione, che, tra parentesi, viene chiamato dalla legge «furto con destrezza», che è un’aggravante. Questo modus operandi si sviluppa sul timing, un timing che consente ai ladri di rubare non solo dalle tasche, ma anche oggetti messi al collo, come catenine d’oro. Vi spiegherò come non cadere in trappola, perché si tratta di una trappola vera e propria. Sono solo alcuni sedili della metropolitana interessati da questo pericolo, e non voglio che capiti proprio a voi. Cerchiamo di rendere la vita difficile a questi bastardi! Come funziona questa strategia? I criminali individuano le persone sedute vicino alle porte, quindi quei posti a sedere che sono proprio a fianco della porta che si usa per entrare e uscire dalla metropolitana. In questo caso, osservano quale vittima ha l’oggetto che può essere facilmente prelevabile. Si avvicinano piano piano tra la folla, nella metropolitana, e aspettano. Sono persone che vogliono passare inosservate, quindi non alzeranno la voce, non faranno nulla per attirare l’attenzione. Si avvicinano a voi e alla porta che vi è a fianco. Si guarderanno intorno, annoiati, quasi distratti, quindi non daranno alcun tipo di interesse alla vostra attenzione. In realtà stanno calcolando esattamente tutti i tempi. Non mostreranno di voler scendere alla fermata che è appena arrivata. Le porte si sono aperte e loro sono disinteressati, sembra che debbano stare su ancora per qualche fermata. Nella realtà, stanno contando i secondi in cui la porta attiverà la chiusura. Nelle metropolitane, a volte, la chiusura è accompagnata da un cicalino, quindi questo li aiuta. In quel momento, contano i secondi. Quando le porte si stanno per chiudere, si spostano velocemente, afferrano quello che avevano individuato, che spesso è un telefonino in mano, una catenina esposta al collo senza protezione di sciarpe o giacconi, o una borsetta tenuta con una mano un po’ morbida. Prendono e escono immediatamente dalle porte, infilandosi negli ultimi venti centimetri prima che queste si chiudano. In questo caso, la vittima, che al momento che si è alzata in piedi, capisce cosa è successo, trova le porte già belle che chiuse, il vagone si è già messo in movimento, e il rapinatore sarà già al riparo, tranquillo, sulla banchina. Che cosa possiamo fare per difenderci? Se ci sono diversi posti liberi, evitiamo i posti vicino alle porte. Mettiamoci nei punti in cui è più difficile scappare. Cerchiamo di rendere la vita più difficile ai criminali. Se proprio non possiamo, perché i posti sono pieni e c’è libero solo qualche sedile vicino alle porte, sappiamo che quella è una zona di maggior pericolo. Se abbiamo una collanina o qualcosa che può essere in vista, quando arriva la fermata, ci mettiamo la mano al collo per proteggere quello che potrebbe essere il furto. Non tiro fuori il telefono proprio vicino alle porte. Aspetterò di guardare il telefono in un altro momento o cercherò di girarmi, dando le spalle alle porte, per guardare il telefono in maniera che sia difficile da afferrarmelo. Se sapete che quella è una zona più a rischio, possiamo attivare delle dinamiche per proteggerci. Ci sono anche casi in cui il criminale non è neanche a bordo del vagone. Si ferma il vagone, i criminali, a volte delle gang di ragazzi giovani, quando si aprono le porte, cacciano dentro la testa, vedono chi c’è vicino alla porta, già qualcosa da prendere, pigliano, scappano e se ne vanno, sempre calcolando il timing di chiusura della porta. Anche se non vedete nessuno davanti a voi, non è detto che quel posto a sedere non sia pericoloso. State molto attenti al momento che si aprono le porte, perché qualcuno da dietro potrebbe arrivare e recarvi un bel danno. Sedili centrali per essere più protetti oppure, se siamo costretti a sederci in quelli vicino alle porte, massima attenzione!

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3. Ladri in casa: come difendersi legalmente e cosa evitare. Ho chiesto: «Cosa fareste se foste in casa e sentiste ladri armeggiare alla porta?» Apriti cielo! Troppe persone dicono: «La mia priorità è la famiglia, appena posso lo ammazzo, gli sparo!» o: «Meglio un brutto processo che un bel funerale». Mi sono fermato e ho risposto: «Sei sicuro che tutelare la tua famiglia sia sparare e finire 20 anni in galera? Vuoi vedere i tuoi figli crescere da dietro le sbarre? Lasciarli senza un padre, senza soldi, perché sei dentro?» Non voglio incolpare chi si sente violato in casa e non sa cosa fare, perché lo Stato vi chiede di difendervi senza insegnarvelo prima. A scuola non ci spiegano come fare. È come fare un esame senza studiare: sei bocciato perché non sai rispondere. Vi spiegherò cosa prevede la legge, cosa potete fare e come proteggere davvero la vostra famiglia senza colpi di testa o: «Bah, penso si debba fare così». Molti aspettano solo quello per poter dare fuoco alle polveri, cioè sparare: «C’ho la mia Smith & Wesson!» Come se non vedessero l’ora di sfogarsi. Altri userebbero una mazza da baseball. Altri non sanno cosa fare: «Posso usare un coltello?» o: «Non posso chiuderli in bagno, sennò divento l’aggressore». Alcuni dicono: «Devo offrirgli il caffè, la legge italiana non mi lascia fare nulla, sono sempre in torto». Questo viene dalla non conoscenza della legge. Chiarisco. Si possono fare tante cose, ma bisogna sapere come, per non finire nei guai. Immaginate: siete in casa di notte, sentite armeggiare alla porta. Che fate? Consiglio chiave: ricordate il castello. Se siete chiusi dentro, non aprite per scacciare i ladri, togliete una barriera. Nei castelli si chiudevano dentro, non abbassavano il ponte levatoio. Se aprite e uscite per sistemarli, rischiate voi e i vostri cari. Se vi beccano in svantaggio, con ladri che vi puntano un coltello alla gola e dicono alla moglie: «Apri, sennò lo sgozziamo!», lei deve aprire. Un colpo di testa mette in pericolo la famiglia. Autogol. Non aprite! Non inseguite i ladri, proteggetevi stando chiusi. «E poi?» Fate capire che hanno perso la sorpresa: accendete le luci, urlate: «Vi abbiamo sentito, via, abbiamo chiamato la polizia!» Chiamatela subito. Anche se soli, urlate al plurale: «Vi abbiamo sentito!» Così pensano ci sia più gente. Insisteranno? Difficile, la sorpresa è finita. Andranno altrove. Facendo rumore, mostrando che siete pronti, li scoraggiate. Ma state al sicuro. Radunate la famiglia in una stanza sicura. Accendete luci, fate rumore, urlate, mandateli via. Non inseguite i ladri. Se vogliono scappare, lasciateli andare! Se li trovate in casa, non bloccate chi fugge per fargli del male. Volete che resti in casa vostra? No, allora perché trattenerlo? Fare i giustizieri è istintivo, ma sbagliato. Lo Stato non vi autorizza a inseguire per punire. Il ladro scappa? Lasciatelo! Non siete polizia, non catturatelo. Rischiate solo per punirlo? Il cittadino non può fare il giudice o il boia. Non potete dire: «Ti punisco perché hai provato a rubare». Lo Stato vi permette di agire solo per difendere la vostra incolumità, non per punire. Molti finiscono nei guai: «Scappava, gli ho sparato alla schiena!» o: «L’ho inseguito, accoltellato con le forbici!» Se scappa, non c’è legittima difesa, non siete in pericolo, siete voi a cercarlo. Questo fa condannare cittadini che, per paura, adrenalina o voglia di giustizia, fanno cazzate e pagano in tribunale. La legittima difesa è chiara: potete difendervi se c’è proporzionalità tra minaccia e reazione. Se vi minacciano di morte, potete reagire forte; se vi spingono, non potete ammazzarli con una spranga. Se il ladro scappa, non è un pericolo, non potete toccarlo. Siete cittadini, non polizia. Molti dicono: «Ma restano impuniti!» Non possiamo decidere noi la punizione. «Rubano la mia macchina? Gli do tre schiaffoni e quattro calci in culo!» Non funziona. Se in cinque fermate un ladro, chi decide la punizione? Non ha senso. Sarebbe il Far West. Solo lo Stato, con un processo, può stabilire una pena. Se punite qualcuno, finite nei guai, e non ve lo meritate. «Posso sparare?» Se siete in pericolo di vita, sì. La legge 36 del 2019, voluta da Salvini, protegge chi è in casa: potete sbagliare a valutare la minaccia. Se aveste una pistola, potreste usarla non solo se vi puntano un’arma, ma anche se, in grave turbamento psicologico, non capite il pericolo. Potreste dire: «Pensavo avesse un’arma, gli ho sparato». La legittima difesa domestica, valida solo in casa, vi dà un margine di errore. Ma serve un pericolo reale. Se il ladro scappa, non potete sparare o accoltellarlo inseguendolo, avrete la colpa. E una mazza da baseball? Può servire, ma è lenta: pesante, va caricata, serve usarla a due mani. Meglio un bastone leggero, più veloce. Se usate una mazza, metteteci un calzino: se l’aggressore la afferra, tirate, lui prende il calzino, voi tenete la mazza. Piccolo trucco. In sintesi: sentite rumori di ladri? Radunate la famiglia in una stanza sicura, chiamate la polizia, seguite l’operatore. Non aprite! State nel castello, fate rumore, accendete luci, urlate: «Vi abbiamo sentito!» e 99 su 100 se ne andranno. Se dovete combattere, fermate l’aggressione senza accanirvi. Se scappa, lasciatelo andare. Non punite, non catturate. Proteggete voi e la vostra famiglia, senza guai.